Intervista alla Dott.ssa Antonia Infranco, 30 anni, medico al quarto anno di formazione specialistica in Ginecologia ed Ostetricia presso l’Ospedale Maggiore di Parma. Il suo percorso formativo le sta offrendo la possibilità di dedicarsi con particolare attenzione e dedizione all’ambulatorio di endometriosi: grazie al responsabile, Dott. Rolla, ha modo di apprendere e affinare le proprie competenze in campo diagnostico- ecografico e terapeutico (sia per quanto concerne la chirurgia che la terapia medica). La passione per quest’ambito della medicina le è stata trasmessa non solo dall’operato del proprio responsabile, che ritiene una guida preziosa, ma è stata accresciuta giorno dopo giorno anche dalle storie travagliate delle pazienti: essere al loro fianco in questa battaglia durissima, dar loro consigli, alleviare il loro dolore, sapere di poter essere d’aiuto e sentire la loro vicinanza, fiducia e gratitudine danno alla Dott.ssa Infranco la spinta decisiva e la motivazione necessaria per intraprendere un compito così complesso come occuparsi di questa malattia.
Dott.ssa Infranco, a poco più di un anno dal primo corso per giovani ginecologi organizzato dall’A.P.E. in che modo pensa che questa esperienza abbia influito sul suo approccio lavorativo?
Il corso organizzato dall’A.P.E. mi ha aperto la mente da vari punti di vista. Mi ha permesso di imparare da professionisti esperti che ci hanno fornito spunti per approfondire il nostro continuo studio (anche con progetti di ricerca). Inoltre, lo stretto contatto con le pazienti mi ha fatto comprendere non solo cosa sia l’endometriosi da un punto vista meramente scientifico, ma anche cosa significhi per loro convivere con questa malattia. Capire la vera natura dell’endometriosi attraverso le storie, le paure e le angosce delle donne che ne sono colpite e, allo stesso tempo, constatare la loro determinazione nel combattere e nel far conoscere questa patologia fino a poco tempo fa poco considerata, mi ha permesso di entrare nel mondo dell’endometriosi a 360°.
Crede che in qualche modo abbia condizionato la sua prospettiva lavorativa futura?
Sicuramente i giorni del corso mi hanno permesso di dedicarmi completamente all’argomento specifico e la full-immersion mi ha aiutato a capire molto anche me stessa e i miei obiettivi. Le ore passavano senza accorgermene ed io ero sempre più interessata e vogliosa di ascoltare, di carpire il più possibile dai medici più esperti di me e di assorbire come una spugna tutto ciò che ancora non conoscevo. Quest’esperienza mi ha fornito la consapevolezza e la certezza che è questo l’ambito a cui voglio dedicarmi.
Quale pensa sia stato il valore aggiunto, il punto di forza che questo corso ha avuto rispetto ad altri corsi di formazione a cui ha partecipato?
Questo corso, secondo la mia opinione, ha avuto moltissimi punti di forza, al punto da renderlo, al momento, il più interessante e formativo che io abbia mai seguito. Come già detto, una caratteristica peculiare e fondamentale è stata l’integrazione tra aspetto medico (dato da professionisti di spessore) e aspetto emotivo (dato dalle pazienti) che ha permesso di analizzare la malattia da tutti i punti di vista e in modo scrupoloso e dettagliato, non tralasciando nulla. Inoltre, l’essere stata in un gruppo con un numero congruo di persone ci ha permesso anche di dedicarci a una parte pratica. Interessantissimo e utile è stato il poter comparare in tempo reale le immagini ecografiche con quelle intraoperatorie: ritengo che sia l’esercizio che più permette di migliorare le capacità di diagnosi ecografica. L’atmosfera rilassata, il fatto che fossimo tutti giovani medici interessati all’argomento e vogliosi di apprendere tutto il possibile e l’estrema disponibilità dei docenti nel rispondere alle domande sono stati elementi di importanza cruciale. Utile è stato anche il potersi confrontare con altre realtà (ogni partecipante proveniva da città differenti) attraverso la discussione di gestione di alcuni casi clinici.
Il corso, tra gli obiettivi, si pone anche quello di trasmettere l’importanza del lavoro in team e fornire il punto di vista delle pazienti attraverso il confronto diretto con noi volontarie. Nella tua esperienza, quale valenza hanno avuto questi aspetti del corso per te e per gli altri giovani?
Il lavoro in team e il punto di vista delle pazienti sono stati sicuramente l’arma vincente di questo corso, come ho già sottolineato. Tutti noi partecipanti ne siamo usciti arricchiti da più punti di vista. Sicuramente tutto ciò ci ha dato un’ulteriore spinta e nuova grinta per affrontare al meglio il lavoro di ogni giorno e ci ha fornito spunti di riflessione per le nostre prospettive future.
(Sara Beltrami)
Questo articolo è stato Pubblicato sul Pungiglione n.53 di Febbraio 2019 il notiziario dell’A.P.E. Onlus, scopri QUI come abbonarti!
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