Conosciamo Francesca, Lorella e Silvia Braglia fondatrici dell’ Associazione Disanapianta che si occupa di attività divulgative riguardanti la consapevolezza alimentare e la cucina naturale, peraltro nostre relatrici in alcune importanti occasioni.
Silvia, Francesca e Lorella: Vi sentite divulgatrici scientifiche o piuttosto culturali? Come nasce l’idea Disanapianta?
Ci sentiamo di divulgare uno stile di vita. In questo vi è cultura, ma vi è anche scienza. Disanapianta è nata proprio dall’intreccio di diversi fattori. In un momento biografico in cui tutte volevamo cambiare qualcosa della nostra vita professionale, ci siamo unite mettendo a disposizione di questo nuovo progetto le competenze acquisite da ognuna di noi negli anni precedenti, attraverso i lavori e gli studi universitari svolti fino a quel momento, ma anche le esperienze dirette di vita quotidiana.
Molte donne cambiano radicalmente alimentazione quando si ritrovano a dover convivere con il dolore della malattia. Per voi è stato un cambiamento progressivo o avete sempre avuto questo approccio alimentare?
In noi il cambiamento è arrivato in modo radicale nel momento in cui siamo uscite dalla casa dei nostri genitori. Siamo diventate “grandi” e abbiamo iniziato a doverci occupare dell’alimentazione della nostra nuova famiglia, dei nostri figli e questo ha risvegliato molta voglia di conoscenza e di sperimentare.
Qual è il segreto per vivere questa scelta alimentare con serenità e non come un’imposizione?
Il segreto è rimanere molto attenti nel sentire sul proprio corpo i benefici che una scelta alimentare consapevole può portare. Si percepisce più benessere, maggiore energia vitale. Questo nutre la voglia di andare avanti e di perseverare. Inoltre il gusto può essere educato, una buona notizia è che un cibo reputato all’inizio buono, ma al quale si rinuncia perché dannoso, nel tempo diventa un cibo non apprezzato dal nostro gusto, quindi non rappresenta più una rinuncia.
Il mondo scientifico sta cambiando, lo dimostrano anche le recenti linee guida dettate dall’OMS. Ma quanto conta davvero l’alimentazione come prevenzione delle malattie? Possiamo considerarla a tutti gli effetti una modalità terapeutica?
Conta tantissimo, soprattutto nel prevenire l’insorgenza delle malattie cronico-degenerative. Pensiamo al fumo: è ben noto per essere un grande fattore di rischio nello sviluppo di tali patologie. Se lo eliminiamo riduciamo il rischio. L’alimentazione rispetto al fumo può essere sia un fattore di rischio, quando è errata, sia allo stesso tempo un grande fattore protettivo, quando è corretta. Se miglioriamo la nostra alimentazione eliminiamo un fattore di rischio, ma andiamo anche oltre e acquisiamo dei fattori di protezione, quindi un vantaggio per il futuro! Abbiamo nelle nostre mani, ogni giorno, uno strumento molto potente: il cibo che mangiamo. L’alimentazione, insieme a una leggera attività fisica quotidiana e a una buona gestione dello stress, è alla base di quella che si definisce la prevenzione primaria. Però è una modalità terapeutica a lento effetto. Non agisce come una pillola che esplica la sua azione nell’arco di pochi minuti, ma agisce con tempi e “somministrazioni” più lunghe. Non basta mangiare bene una volta ogni tanto. Non basta mangiare un alimento curativo insieme a tanti altri dannosi. Bisogna perseverare, darsi tempo, essere costanti e piano piano si raccolgono i frutti. Così come non ci ammaliamo di cattiva alimentazione in pochi giorni, allo stesso tempo non possiamo pretendere di curarci con l’alimentazione in pochi giorni. Serve pazienza e tenacia.
Non solo carne e latticini quindi; quali cibi dovrebbe limitare una donna con endometriosi e magari con endometriosi intestinale?
Tutti i cibi che creano infiammazione cronica silente, quindi i cibi raffinati, gli alimenti che contengono zuccheri aggiunti, i grassi di cattiva qualità, le bevande zuccherate. Diciamo che la dieta che ci viene proposta oggi dai media e dai più disparati canali di informazione, fatta di merendine, biscotti, bibite e succhi dolcificati, salumi, prodotti industriali, cibi raffinati, non integrali, è da eliminare del tutto o almeno da ridurre drasticamente.
Per concludere, citando la Vostra conferenza di Cattolica, quali sono gli “alimenti medicina” per Disanapianta?
E’ necessario tornare a una alimentazione semplice, vicina alla natura, fatta di alimenti non raffinati, non lavorati dall’industria alimentare, il più possibile freschi e stagionali. Sono alimenti medicina i cereali integrali, i legumi, le verdure, i semi oleaginosi, la frutta secca, la frutta fresca. Durante la conferenza di Cattolica avevo portato un cestino con all’interno una selezione dei miei alimenti medicina, ma quel cestino avrebbe dovuto essere molto più grande per contenere tutti quelli che la acquisiamo dei fattori di protezione, quindi un vantaggio per il futuro natura generosamente ci offre. Se però da qualcosa vogliamo cominciare, vi elenco quali alimenti medicina avevo selezionato per voi. Erano il riso integrale, il limone, lo zenzero, le noci, il tè verde, il cavolo cappuccio e per finire aglio e cipolla a volontà!
Per saperne di più il sito www.disanapianta.net offre spunti e ricette,così come la pagina Facebook Disanapianta.
Nel 2011 a Reggio Emilia Francesca, Lorella e Silvia Braglia fondano Disanapianta, associazione che si occupa di attività divulgative riguardanti la consapevolezza alimentare e di cucina naturale. Disanapianta svolge la propria attività attraverso corsi di cucina di vario livello, laboratori esperienziali, seminari di approfondimento, conferenze, collaborazioni e docenze.
Obiettivo dell’associazione è diffondere una maggior consapevolezza alimentare e ambientale. Svolge attività di comunicazione sul web e consulenza su riviste specializzate.
(Sara Beltrami)
Questo articolo è stato Pubblicato sul Pungiglione n.38 di Agosto 2016 il notiziario dell’A.P.E. Onlus, scopri QUI come abbonarti!
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