COSA SONO E A COSA SERVONO I PDTA ATTIVATI DALLA REGIONE EMILIA ROMAGNA?
Ieri, 3 Dicembre 2019, la Regione Emilia Romagna ha deliberato l’attivazione dei PDTA per l’endometriosi: la concreta implementazione del PDTA, individua le esigenze delle pazienti nel rispetto della sostenibilità. Ma facciamo un passo indietro, cosa sono i PDTA?
I percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (PDTA) sono uno strumento che serve ad uniformare gli approcci clinici verso una determinata categoria di pazienti, nel nostro caso le donne affette da endometriosi, implementando le migliori pratiche ed evidenze scientifiche. Garantiscono una presa in carico delle pazienti standardizzata, dal primo sospetto di endometriosi fino alla sua refertazione finale, riducendo la variabilità dei comportamenti professionali/organizzativi, e disincentivando sprechi ed inefficienze in termini di costi, risorse e tempistiche, senza trascurare l’aspetto personalizzato della cura.
Oggi si stima che siano affette da endometriosi in Emilia Romagna circa 90.000 donne tra i 14 e 49 anni.
Per una malattia come l’endometriosi che si contraddistingue per il ritardo nella diagnosi (7-10 anni in media) ma non solo, anche per gli approcci terapeutici variabili, i PDTA potrebbero costituire una vera e propria rivoluzione in termini di impatto sui processi assistenziali e sui conseguenti risultati clinici, economici e umani.
Il 19 Ottobre 2019, dopo alcuni mesi di preparazione, con orgoglio ed emozione, abbiamo organizzato la presentazione dei PDTA per l’endometriosi della Regione Emilia Romagna (guarda QUI il video). Un primo passo che dovrà rappresentare un rinnovamento nella vita di tante donne, ed un modello sanitario da esportare in tutta Italia.
Si tratta di un’organizzazione dei servizi presenti negli ospedali di tutte le Aziende sanitarie che assicura alle pazienti un livello primario di assistenza. Quello progettato dalla Regione E.R. è oggi un modello innovativo che non lascia spazio al caso, i nuovi PDTA includono obiettivi chiari ed elementi di assistenza basati su evidenze scientifiche, ma non solo: facilitano e coordinano la comunicazione tra centri specializzati di riferimento ed ospedali/consultori su tutto il territorio regionale. Gli obiettivi che la regione impone sono essenzialmente 4:
• Diffondere la conoscenza della malattia, anche attraverso la formazione sanitaria
• Facilitare e rendere più rapida la diagnosi
• Assicurare ad ogni donna le migliori possibilità terapeutiche
• Seguire nel tempo il percorso delle pazienti (follow-up)
Con questi piani si vuole anche evitare l’eccessiva concentrazione di pazienti che si è creata presso i maggiori centri regionali, rafforzando le competenze e la formazione di tutti i centri ospedalieri del territorio e dei consultori, e valutando le singole casistiche attraverso il modello Hub & Spoke (letteralmente: mozzo e raggi), che parte dal presupposto che per determinate situazioni o complessità di malattia siano necessarie competenze specifiche e costose che non sempre possono essere assicurate in modo diffuso, ma concentrate in Centri regionali di alta specializzazione a cui vengono inviate le pazienti da ospedali del territorio. Per far sì che questo avvenga il modello di rete clinica dell’Emilia Romagna prevede un centro Hub di II livello e 2 centri ospedalieri Hub di I livello, in coordinamento con i centri ospedalieri spoke, e i consultori regionali, attraverso una forte integrazione tra ospedali e territorio.
Attenzione però! Questo non significa che si vogliano far convergere le pazienti solo su pochi centri, ma al contrario l’obiettivo sarà quello di provare a garantire assistenza di alto livello su tutti i consultori e centri ospedalieri attraverso periodica formazione, e meetineg multidisciplinari con i centri di riferimento per quanto riguarda la gestione dei casi complessi qualora fosse necessario.
Prendiamo ad esempio i consultori, che sono il più delle volte i primi a ricevere le pazienti con sospetto di endometriosi; saranno in grado di effettuare una prima diagnosi ed indirizzare così la paziente al centro ospedaliero di riferimento per il completamento diagnostico, ed in un secondo momento di seguire il percorso di follow up su indicazione del centro Spoke o Hub che ha trattato la paziente.
Il centro Spoke è invece un centro ospedaliero che risponde a requisiti quali un ginecologo esperto, un chirurgo e in generale personale infermieristico ed anestetisti esperti nella patologia e della terapia del dolore. Questi centri garantiranno un corretto inquadramento diagnostico e terapeutico, e potranno usufruire dei gruppi multidisciplinari degli Hub per discutere singole casistiche. Gli Hub interverranno in casi ritenuti di complessità.
I centri ospedalieri di I livello saranno invece: 2 centri Hub di I livello, cioè l’Area Vasta Emilia Nord e l’ Area Ausl Romagna, che oggi rispondono a specifici requisiti organizzativi e professionali (ambulatorio endometriosi dedicato, specifiche competenze per il trattamento chirurgico dell’endometriosi profonda, team multidisciplinare ecc), mentre per quanto riguarda l’Area Vasta Emilia Centro, le funzioni sono svolte dall’ AOU S. Orsola di Bologna, che rappresenta anche l’Hub di II livello regionale, poiché risponde ad ulteriori requisiti quali le competenze chirurgiche laparoscopiche avanzate e l’alto numero di casistica chirurgica, anche in termini di endometriosi profonda.
Il centro Hub di II Livello avrà inoltre la triplice funzione di Coordinamento, Verifica e Formazione del personale sanitario su tutta la regione attraverso l’aggiornamento fatto delle nuove evidenze scientifiche, la promozione della didattica e della ricerca, e la collaborazione attiva con le associazioni di pazienti.
La verifica dei risultati avverrà attraverso un confronto sistematico e periodico anche dei casi inviati dai centri spoke.
L’attività di formazione regionale è già in attivazione attraverso corsi FAD (on line), corsi per la diagnosi e la gestione ambulatoriale, e corsi chirurgici.
Complimenti dunque alla Regione Emilia Romagna e ai medici che da anni lavorano a questo modello assistenziale.
Un passo avanti per le donne con endometriosi fatto non solo a parole.
Sara Beltrami
