Diagnosi
Diagnosticare l’endometriosi può essere un percorso a ostacoli: spesso i sintomi vengono minimizzati o scambiati per disturbi “normali” legati al ciclo. Eppure, riconoscere questa malattia in tempo è fondamentale per migliorare la qualità della vita e avviare un trattamento mirato.
Fino a pochi anni fa, l’unico modo certo per diagnosticare l’endometriosi era la laparoscopia – un intervento chirurgico che permette di osservare direttamente l’interno della cavità addominale.
Oggi, grazie ai progressi nella diagnostica per immagini, non è più sempre necessario arrivare alla chirurgia per ottenere una diagnosi.
Oggi, la valutazione si basa su:
- un'attenta raccolta della storia clinica e dei sintomi
- un esame ginecologico mirato
- l’ecografia transvaginale
- la risonanza magnetica (RMN) se il ginecologo lo ritiene opportuno
Questi strumenti, se usati da professionisti esperti in endometriosi, possono spesso individuare la malattia senza dover ricorrere a un intervento. La laparoscopia, quando necessaria, resta comunque una risorsa utile sia per confermare la diagnosi che per trattare chirurgicamente eventuali lesioni.
È importante sapere che non esistono ad oggi esami del sangue o marcatori biologici affidabili per diagnosticare con certezza l’endometriosi. Alcuni test possono essere utilizzati come supporto, ma non bastano da soli.
In definitiva, la diagnosi arriva attraverso un percorso costruito con attenzione e ascolto: per questo è fondamentale rivolgersi a professionisti esperti, che conoscano davvero la malattia e sappiano riconoscerla anche nei suoi segnali meno evidenti.
In Italia esistono centri pubblici all’avanguardia per la diagnosi ed il trattamento della malattia, scopri quello più vicino a te.
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